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Era poco oltre la metà di giugno di quest’anno quando, dopo una lunga e complessa trattativa, Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) e le Op del Bacino Centro-sud Italia confermavano un accordo per la gestione della campagna di trasformazione 2024. Una direzione segnata dall‘impianto del Contratto Quadro d’Area approvato già nel 2022 e applicato anche nella campagna 2023, con la sola variazione dei parametri relativi ai difetti minori della materia prima, al fine di assicurare alle industrie una maggiore qualità del pomodoro da trasformare. Ora l’ingresso nel patto di una rete associativa e qualificata come Coldiretti garantisce ancora più valore.
Già allora restava fissa l’autonomia contrattuale delle singole aziende in sede di sottoscrizione dei contratti di fornitura, le parti, sulla base di una serie di criteri, hanno definito un prezzo medio di riferimento pari a 150€/ton per il pomodoro tondo e 160€/ton per il pomodoro lungo e una maggiorazione di 30€/ton per il biologico. “È prevalso il senso di responsabilità – dichiarava per l’occasione Marco Serafini, Presidente Anicav –. Nonostante le migliori condizioni dei costi di produzione rispetto alle passate campagne che negli altri paesi trasformatori hanno fatto registrare riduzioni dei prezzi della materia prima, abbiamo voluto riconoscere, con grande sacrificio, alla parte agricola un prezzo medio di riferimento che rimane il più alto al mondo e che dovrà garantire alle nostre imprese un miglioramento degli già elevati standard qualitativi, che da sempre caratterizzano le nostre produzioni, e la massima attenzione in fase di raccolta, cosa sulla quale saremo intransigenti nel corso della campagna.” Ora che la campagna di raccolta è in pieno svolgimento tutto il valore di quel “patto” sta portando risultati e anche la piena partecipazione di un partner autorevole come lo è Coldiretti. Le tre associazioni vanno insieme verso la stessa direzione per la tutela e la valorizzazione di uno dei più importanti prodotti del made in Italy con l’obiettivo di creare un’etichettatura trasparente e un’equa ripartizione del valore aggiunto. Con questo spirito Coldiretti, Filiera Italia e l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav) hanno ora firmato un accordo di collaborazione per la valorizzazione e la tutela della filiera italiana del pomodoro da industria. Una filiera che ha numeri di tutto rispetto e che per questo e tra le più rilevanti del comparto agroalimentare italiano. Questo sia per fatturato (oltre cinque miliardi di euro nel 2023) che per volumi (5,4 milioni di tonnellate nel 2023). In queste cifre si legge anche la sua forte vocazione all’export a cui destina bel il 60% delle produzioni raggiungendo una quota di circa tre miliardi di euro. Una filiera riconosciuta in tutto il mondo come uno dei simboli del made in Italy che riveste un ruolo strategico nell’economia nazionale. Non a caso l’Italia è leader mondiale nella produzione e nell’esportazione di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale. Le tre associazioni che hanno firmato l’accordo lo hanno fatto ben consapevoli di quanto sia necessario promuovere e tutelare la filiera del pomodoro da industria, consci che il prodotto è 100% italiano. Così il documento di intenti è stato finalizzato a promuovere e valorizzare l’intera filiera attraverso la condivisione di una serie di proposte.
Il Presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, ha voluto sottolineare l’importanza di tali accordi. “Lavoriamo – ha detto – per dare valore alle imprese agricole italiane della filiera del pomodoro. È dal nostro prodotto che prende vita una filiera strategica, tra le più imitate nel mondo. Insieme ad Anicav vogliamo promuovere un modello di filiera più equo e trasparente. Per questo chiediamo all’Europa un passo in avanti sull’origine in etichetta, e di applicare il principio di reciprocità, combattendo lo sfruttamento ovunque in Italia così come nei prodotti importati. Collaboriamo in modo proficuo con le industrie che come noi vogliono dare valore al pomodoro 100% italiano”.
Gli ha fatto sponda l’Amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia che ha sottolineato come: “Oggi realizziamo concretamente un vero patto di filiera esclusivo tra la produzione agricola nazionale e le imprese di trasformazione italiane, in una delle filiere più importanti del Paese. Insieme incentiveremo contratti a lungo termine, equi e trasparenti, in cui tutte le parti si impegneranno a generare e condividere equamente il massimo valore aggiunto. Lavoreremo sull’indicazione di origine in etichetta, rendendola obbligatoria in tutta Europa, e combatteremo senza compromessi l’Italian sounding, sostenendo le denominazioni Dop e Igp già presentate (Napoli) e quelle future (Puglia). Insieme investiremo in ricerca, innovazione e promozione, offrendo una risposta di sistema vera e unitaria per il rilancio di uno dei prodotti cardine della dieta mediterranea”. Marco Serafini, Presidente di Anicav, invece, ha ricordato che “all’inizio di una campagna di trasformazione del pomodoro caratterizzata da una serie di complessità, arriva questa importante intesa che vuole accendere i riflettori su una delle più importanti filiere italiane dell’agroindustria, non sempre conosciuta e valorizzata per quello che realmente rappresenta. Il documento, che pone l’accento su una serie di temi di interesse del comparto, si inserisce in un quadro di alleanze tra parte agricola e industria, indispensabile per promuovere lo sviluppo della filiera del pomodoro e dei suoi derivati”.
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Nell’accordo siglato da Coldiretti, Filiera Italia e Anicav ci sono molte cose. Il Contrasto all’Italian sounding sui mercati di esportazione. La promozione della sostenibilità ambientale ed etico – sociale lungo tutta la filiera, favorendo azioni a tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori; la tracciabilità e la trasparenza sull’origine della materia prima utilizzata per la produzione dei derivati del pomodoro, garantendo ai consumatori informazioni chiare e affidabili sull’origine dei prodotti al fine di contrastare le frodi e le contraffazioni; la valorizzazione del made in Italy attraverso azioni di comunicazione tese a difendere la distintività delle produzioni italiane, informando i consumatori che i derivati del pomodoro sono 100% made in Italy e sui limitati rischi di trovare un falso made in Italy sulle tavole italiane; supporto alla filiera del pomodoro: promuovere e tutelare la filiera del pomodoro da industria, sostenendo il riconoscimento delle denominazioni d’origine, a partire dall’Igp del Pomodoro Pelato di Napoli in attesa di riconoscimento, e migliorando la competitività del comparto; l’innovazione tecnologica per favorire l’adozione di tecnologie avanzate per migliorare la produttività e la sostenibilità delle coltivazioni, come le Tecniche di evoluzione assistita (Tea). E ancora la tutela della filiera attraverso l’applicazione del principio di reciprocità in ambito UE per garantire che tutti i paesi extra UE che esportano nel mercato comunitario rispettino le stesse regole commerciali e gli stessi requisiti ambientali e sociali. Un accordo ambizioso che le tre realtà organizzazioni possono portare con successo avanti nell’interesse di un intero comparto e di una economia che traina non poco.