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Intervistato da Francesca Angeleri sul Corriere della Sera, l’imprenditore piemontese che ha creato un brand dapprima con Eataly e poi trasformando un intero quartiere di Bologna, racconta il suo libro di narrativa che ha titolo «Hai mangiato? Racconti per prendersi cura del genere umano» annunciando anche, nella sua nuova vesta di scrittore che nel 2025 uscirà il primo romanzo edito da Bompiani
Hai mangiato? È la domanda della cura. Quella dei genitori, della nonna, di chi ti accoglieva al ritorno. Il ritorno è sempre un atto di resa, un abbassare le «armi», pure se erano quelle usate in discoteca. Hai mangiato è la frase che ti abbraccia, che ti riporta a casa. Ed è anche quella da cui fuggi, quando hai bisogno di sciogliere gli abbracci troppo stretti per volare altrove.
Domenica alle 18.30 alla Fondazione Mirafiore, Oscar Farinetti presenta — con un’anteprima di dieci giorni dall’uscita in libreria — il suo ultimo lavoro letterario, 23 racconti che incrociano storie di territorio e passione. Ancora Langa come motore per raccontare come va la vita. A modo suo. Esce per Slow Food Editore con le fotografie di Bruno Murialdo.
Jovanotti da Fagnani ha detto che l’ottimismo è una forma di militanza. Lo è stato anche per lei?
«Secondo me si deve avere una formazione di base che indica i sentimenti prevalenti. È una scelta morale, un’idea del bene e del male, del bello e del brutto, dell’altruismo, dell’egoismo… sempre con una forte disponibilità a cambiare idea».
Lei su cosa ha cambiato idea?
«Su tante cose. Ad esempio sul Giappone e sugli Stati Uniti, di cui sono sempre stato un fan pazzesco, ma dopo che hanno eletto uno come Trump ho capito che il guadagno è l’unico valore in cui credono. Prima pensavo che tutto andasse portato a termine, ma più studio Leonardo da Vinci e più comprendo la meraviglia dell’incompiuto. E poi sulla magistratura…».
Cioè?
«Spesso penso che forse sulla magistratura Berlusconi aveva ragione. A volte ci sono dei magistrati che esagerano, partono da un’idea preconcetta e poi cercano di costruire la propria indagine mirata a sostenere quell’idea iniziale».
Vale ancora la pena di essere ottimisti?
«Stiamo camminando in un viale: da una parte c’è un burrone, che è l’emergenza ambientale, e soffia un vento fortissimo, l’immigrazione dei popoli. Davanti abbiamo un’aiuola piena di fiorellini, terminano tutti per “ismo”: sovranismo, nazionalismo, egoismo… Crisi deriva da Krisis, in greco “scelta”. Basta scegliere. Il futuro c’è sempre. Il problema è che in questo momento la maggioranza del popolo preferisce non scegliere».
Chi glielo diceva: «Hai mangiato»?
«Mia nonna Teresa, la mamma di mio papà. Me lo chiedeva sempre, e poi mi diceva: “Mangia col pane”. Io cercavo sempre di accaparrarmi più prosciutto».
Che tipo di racconti sono?
«È il mio primo libro di narrativa che, in realtà, nasconde un saggio. Perché in ogni storia c’è una mia morale: la mia idea del bene e del male, del rapporto padri e figli, della gestione dello scenario in base alle tirannie che ci governano. Ci sono famiglie, sentimenti, speranze».
Lei un po’ fa sempre così, usa le storie degli altri per dire la sua.
«Ho voluto raccontare dei modelli di vita. Ad esempio c’è la storia della famiglia Treccani: del padre Giovanni, il fondatore, che era fascista, e del figlio Ernesto che era partigiano».
Nel libro ci sono grandi personaggi, da Michelangelo Pistoletto a Umberto Eco, persone «normali» di Langa e gente fuori dal coro come lo chef Cesare Giaccone, morto a maggio.
«Cesare era un “gabilò”, si dice in piemontese, un matto simpatico e intelligente. I gabilò mi hanno sempre attratto. Lui faceva una cucina erotica, come una sc… con una donna sconosciuta. Le sue pesche con i funghi erano così. Ti portava il piatto e se ne andava via, tu non sapevi come gestirlo e poi andavi fuori di testa».
Lei è un gabilò?
«Lo spero, ma non ho la genialità per esserlo veramente».
Ma un romanzo «vero», senza morale, non ha voglia di scriverlo?
«Uscirà con Bompiani tra qualche mese. L’ho dato a tre case editrici ed è piaciuto da pazzi. È la storia di un “beota”, uno che non parla. Sembra uno squinternato, ma chi vuole capire capisca».
Non farà la sua morale?
«Ho capito che per rimanere giovani non bisogna parlare di sé, i vecchi li riconosci perché dicono sempre “io”. Prima ero molto egotico, è tipico degli imprenditori. In realtà, di tutti quelli che combinano qualcosa nella vita».
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Il libro di Oscar Farinetti in sintesi…
Una dichiarazione d’amore, un gesto d’affetto, d’altronde lo diceva anche Elsa Morante: “Hai Mangiato?”. E questa domanda diventa il titolo del nuovo libro di Oscar Farinetti, edito da Slow Food Editore e in uscita il prossimo 2 gennaio.
Ventidue racconti, perché “si può scrivere un saggio anche con la narrativa, in ognuno c’è una morale”, ci racconta l’autore. Ci parla di questo libro in modo passionale, ci tiene a ricordare cosa c’è dentro. “In questo libro emerge la mia idea d bene, di male, di amicizia, di disprezzo. È la mia visione del mondo che provo a trasferire nelle storie. Alcune vere, altre reali, altre ancora accadute e altre inventate”.
I racconti partono da 22 fotografie realizzate da Bruno Murialdo. Così Farinetti ha preso l’ispirazione. Alcune storie sono anche commoventi e c’è sociologia, politica, guerre, razzismo.
I protagonisti, tra gli altri, sono Michelangelo Pistoletto, Umberto Eco, Giovanni Treccani, Werner Herzog, ma anche i vecchi di Langa, un emigrato, un contadino che fa i salami e dialoga con la sua gatta, una cameriera che sognava Marylin Monroe.
Cinque capitoli (più uno finale), ognuno formato da quattro storie. Uno è dedicato interamente al mondo del vino, in cui Farinetti ha voluto raccontare di alcuni dei personaggi fondamentali delle Langhe, la sua terra.
Si parte così dalla storia di Bartolo Mascarello, integralista socialista. “Racconto la sua vita e la sua idea di artigianalità che è anche la mia. È il loro modo di intendere le Langhe”.
C’è poi il racconto di Beppe Rinaldi che si intitola “Di palo in frasca”, un personaggio straordinario. “Due figlie, Marta e Carlotta, tutte e due che continuano a fare il vino e che sono state molto brave a continuare questo immenso percorso avviato dal padre”.
Un altro capitolo si intitola “Lui”, riferito ad Angelo Gaja. “Lui non è mai nominato perché non vuole mai apparire, anche se oggi è l’istituzione del mondo del vino italiano. Personaggio incredibile che mi racconta un pezzo della sua vita e del rapporto con i giovani. Lui crede molto nelle nuove generazioni e questa è una cosa veramente bella”.
I capitoli del vino si concludono con la storia di Fontanafredda. Una storia che parte da Vittorio Emanuele II e Cavour, quando comprarono la tenuta. Ed è il racconto di quanto una storia d’amore, quella tra il re e la sua amante Rosa Vercellana, possa incidere sulla politica, sull’economia, sul futuro.
“Sono partito dalle foto – racconta ancora Farinetti – e ho immaginato l’iceberg. Dalle immagini è possibile vedere un ottavo, quello che sta sotto l’acqua deve essere immaginato, creato, raccontato”. Ventidue racconti per prendersi cura del genere umano.
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Hai Mangiato?
Oscar Farinetti
Slow Food Editore
pp. 272
19,80 euro